ISCRIVITI ALL' A.N.P.I.

 
LA RESISTENZA E LA SUA REPRESSIONE IN UMBRIA (settembre 1943/agosto 1944)
 

 

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione".

 

(Piero Calamandrei, componente dell’Assemblea Costituente, da un discorso tenuto a Milano nel 1955)

 

MASSA MARTANA, SETTEMBRE 1943: al capitano Guido Rossi viene impartito l’ordine dalle autorità fasciste di Perugia di consegnare i veicoli ed il materiale militare del 228° autoreparto misto da lui comandato. Non obbedisce all’ordine e trasporta con altri militari parte del materiale in montagna

 

PERUGIA, 8 SETTEMBRE 1943: in occasione di manifestazioni si verificano alcuni arresti. Il P.C.I. diretto da Armando Fedeli invita senza risultato le truppe italiane a solidarizzare con l'antifascismo e ad opporsi ai tedeschi. Già la sera dell'8 una pattuglia spara sui giovani che affiggono manifesti


PERUGIA, 10 SETTEMBRE 1943: gli antifascisti manifestano davanti al distretto militare per chiedere armi e si verificano altri arresti a Perugia. Fra gli arrestati Lucio Passini che morirà in carcere per le torture, senza dire i nomi dei suoi compagni.


PERUGIA, 11 SETTEMBRE 1943: Perugia viene occupata dai tedeschi senza incontrare nessuna resistenza. Durante i giorni successivi si formano i primi nuclei della Brigata F. Innamorati.


SPOLETO, 13 OTTOBRE 1943: Il Cap. Ernesto Melis ed il padre Guido Melis organizzano l'evasione dei detenuti politici dal carcere di Spoleto. G. Melis è direttore del carcere "la Rocca" e con la moglie ed i figli viene arrestato dai nazi-fascisti. Il figlio intanto, E. Melis, si trasferisce con altri partigiani a Gavelli, sulla Nera. E. Melis subisce in questo periodo i ricatti dei fascisti, che , con bandi affissi nei paesi della montagna, avvertono il Melis della rappresaglia contro i familiari, se continuerà nelle sue imprese partigiane. Fra gli evasi c'è il tenente slavo Dobrich Milan, che dapprima si unisce alla formazione del capitano Melis per poi staccarsi per andare a fondare, con l'aiuto della famiglia Del Sero, alcuni gruppi partigiani denominati "Banda dei Monti Martani"

COLFIORITO, OTTOBRE/NOVEMBRE 1943: decine di slavi detenuti nei campi di concentramento di Colfiorito e Campello sul Clitunno evadono a piccoli gruppi e si uniscono ai partigiani italiani.

 
MONTI MARTANI, 4 NOVEMBRE 1943: Rastrellamento tedesco e fascista contro le formazioni partigiane di questa zona. Il capitano Barbieri, della Banda Rossi, viene ucciso per essersi rifiutato di dare notizie sulla posizione della formazione.


MONTE CUCCO, 20 NOVEMBRE 1943: un primo gruppo di partigiani (6 uomini omandati dal maggiore N: Cherubini ) costituiscono la “Squadra Monte Cucco” che svolgerà azioni di sabotaggio e di azione armata contro i nazi-fascisti fino al luglio del 1944 quando incontrerà gli Alleati.


POGGIODOMO, 29-30 NOVEMBRE 1943: A seguito di uno scontro con i partigiani, i nazisti operano una rappresaglia nel paese di Mucciafora e fucilano sette contadini, accusati di aver rifocillato partigiani jugoslavi. Nel dicembre, ad Agliano, i tedeschi fucilano cinque persone prese a caso tra gli abitanti del borgo, perché qualcuno del paese ha dato rifugio ad un prigioniero di guerra, probabilmente fuggito dal campo di concentramento di Campello sul Clitunno.


FOLIGNO, NOVEMBRE/DICEMBRE 1943: la V Brigata Garibaldi aumenta il numero delle sue azioni e il numero dei suoi effettivi. Vengono attaccati e disarmati i presidi della Guardia Nazionale Repubblicana e le caserme dei carabinieri.gli scontri sulle montagne sono sempre piu frequenti.


MONTE TEZIO, GENNAIO 1944: nei primi giorni di gennaio si forma la banda “Monte Tezio”, con circa venti uomini quasi privi di armi. Nessuno cerca lo scontro a fuoco con i tedeschi e la formazione si limita ad attività di sabotaggio, di informazione, di sussistenza e guida di renitenti e disertori. Contemporaneamente inizia l’attività partigiana della formazione F. Innamorati, nella zona di Pietrafitta,

ed un gruppo nella zona di Gualdo Cattaneo comandato dal sottotenente Bocchini, che compierà azioni di sabotaggio e scontro con pattuglie tedesche e fasciste.


NOCERA UMBRA, 13/25 GENNAIO 1944: il 13 gennaio viene attaccata la caserma dei carabinieri di Nocera Umbra e ferito il suo comandante. La V Brigata Garibaldi lascia la zona , dopo aver giustiziato alcune spie fasciste a Sellano.


DERUTA, FEBBRAIO 1944: le brigate F. Innamorati e Leoni disarmano le caserme dei carabinieri e della GNR nelle zone di Deruta, Collemancio, Castelleone, Casalina. I viveri e gli indumenti sottratti ai magazzini tedeschi vengono distribuiti alla popolazione.


FOLIGNO, 5 FEBBRAIO 1944: Si tiene a Foligno una conferenza militare dei C.N.L. Si riuniscono con i rappresentanti dei C.N.L. alcuni comandanti partigiani della zona e uno delle Marche.

PERUGIA, 15 FEBBRAIO 1944: presso il Cimitero di Perugia viene ucciso a sangue freddo, da militi della GNR, un giovane di Deruta, già appartenente alla GNR, accusato di essere disertore e di aver fornito armi ai partigiani.


MUCCIA, 18 FEBBRAIO 1944: attacco ed eliminazione di una squadra fascista da parte della Brigata V Garibaldi.

 
NOCERA UMBRA, 20 FEBBRAIO 1944: nella notte partigiani attaccano di sorpresa la caserma dei carabinieri. Bottino: una mitragliatrice e varie armi leggere.


GUBBIO, 20 FEBBRAIO 1944: si costituisce a Gubbio un G.A.P. (Gruppo di Azione Partigiana), con una forza di 20 uomini. Svolgerà azione di collegamento e vettovagliamento della Brigata S.Faustino oltre d un’attività di assistenza ed imboscamento di profughi, disertori, sbandati.


GUALDO TADINO, 26 FEBBRAIO 1944: la V Brigata Garibaldi assalta e costringe alla resa la caserma dei carabinieri con un ingente quantitativo di armi catturate.

 
GUBBIO, MARZO 1944: a Baccaresca (Gubbio) le case vengono incendiate ed una famiglia trucidata; la stessa fine tocca al Passo di Scheggia a padre e figlio in un carro agricolo.

PERUGIA, 6/8 MARZO 1944: si compie un vasto rastrellamento contro le brigate F. Innamorati e Leoni che in questo periodo impegnano una zona che va da Deruta a Cannara a Gualdo Cattaneo, da Bevagna ai Monti Martani, al Bastardo e a Collazione. La divisione E. Goering di paracadutisti SS viene incaricata del rastrellamento ed appoggiata dagli squadristi di Rocchi, dal tiro di alcuni mortai e da carri armati. Cade nell'accerchiamento un gruppo di partigiani della Brigata Leoni, guidato da Mario Grecchi, e due partigiani della F. Innamorati. Saranno tutti fucilati dai tedeschi.



ORVIETO, 7 MARZO 1944: militi del Battaglione "M", corpo fascista noto per la sua ferocia, di stanza ad Orvieto, arrestarono sette orvietani accusati di voler costituire una banda partigiana. I sette, dopo essere stati barbaramente torturati, vengono fucilati il 29 marzo a Camorena di Orvieto.


CIFO, 7 MARZO 1944: la V Brigata Garibaldi attacca una colonna tedesca.


MONTE CASTELLO DI VIBIO, 7 MARZO 1944: in località Doglio viene ucciso a sangue freddo, da militi della GNR, un giovane sorpreso a caccia con un fucile.

 
FOLIGNO, 14 MARZO 1944: vengono fucilati a Cesi di Serravalle del Chienti, da militi della GNR, quattro giovani sospettati di essere partigiani.

 

SCOPOLI, 15 MARZO 1944: un rastrellamento costa la vita a 4 partigiani della V Garibaldi fucilati in Cesi: Adriano Paolini, Agelio Sfasciotti, Alpinolo Presenzino, Domenico Conversini.

 
CASCIA, 16 MARZO 1944: nasce il primo territorio “libero” dai nazifascisti tra Cascia , Norcia e Leonessa, a cavallo tra il Lazio e l’Umbria. Aveva una superficie di circa 1.000 Kmq e comprendeva anche i Comuni di Albaneto, Monteleone di Spoleto, Poggio Bustone e Rivodutri. Il Comando era in un albergo di Cascia. La zona fu liberata dalla Brigata garibaldina Gramsci”.

 
GAIFANA, 18 MARZO 1944: la V Brigata Garibaldi attacca la stazione ferroviaria e cattura le armi di un treno militare.


SCHEGGIA, 23 MARZO 1944: quattro contadini di una stessa famiglia, accusati di tenere materiale esplosivo, notoriamente usato per spaccare la legna, vengono fucilati da un plotone tedesco con la collaborazione di fascisti della GNR; 27 marzo 1944 militari tedeschi e fascisti dopo aver fatto razzia di cibo sparano senza ragione, uccidendolo, contro un giovane contadino inerme; nello stesso giorno a Poggio Molino un comando tedesco uccide un uomo disarmato.

 
CAMPELLO, 24 MARZO 1944: la V Brigata Garibaldi assalta la caserma dei carabinieri.

 
COSTACCIARO, 25 MARZO 1944: un renitente e due partigiani sono passati per le armi. Il giorno 18 era stato attaccato un presidio fascista e due militi erano stati uccisi dai partigiani e gli altri disarmati.


CASCIA, 26 MARZO 1944: un centinaio di militi tedeschi e fascisti entrano nel paese, lo perquisiscono e uccidono senza motivo due persone, una donna di 75 anni e un uomo di 50.

 
ALTO TEVERE, 27 MARZO 1944: in conseguenza di un rastrellamento contro i partigiani della brigata San Faustino-Proletaria d'Urto, attuato da un reparto esplorante tedesco della 3a Divisione granatieri corazzati, in una vasta area compresa tra Gubbio e Umbertide (Scheggia, Toppola, Torre dell'Olmo, Baccaresca e Sigillo), rimangono uccisi complessivamente cinquantasette civili (tra questi tre ebrei rifugiatisi nella zona, i cui cadaveri furono lasciati insepolti per diversi giorni). Nella terza decade del marzo 1944, il "Gruppo Francini" del 4° distaccamento d'assalto di S. SEPOLCRO (AR), Divisione Partigiana "Arezzo", si sposta in direzione di Perugia, per unirsi ad altre formazioni partigiane. Quel "Gruppo" è composto da otto giovani comandati da Eduino Francini e nella tarda serata del 25 marzo, raggiunta la località "Trestina" sosta una giornata presso la Villa Santinelli, perché i giovani sono esausti per la lunga marcia di trasferimento. Il loro arrivo non passa inosservato ed una lurida spia, del luogo, al soldo dei nazifascisti, corre a Città di Castello e denuncia, al comando della brigata nera di stanza, che a Villa Santinelli ci sono dei partigiani. Alla mezzanotte del 26 marzo 1944, mentre i Partigiani dormono tranquilli, consistenti forze repubblichine, in pieno assetto di guerra, dopo aver silenziosamente circondato la Villa, battono alla porta d'ingresso ed intimano la resa. Francini si rende subito conto che non c'è via di scampo ed ordina ai suoi Compagni di sostenere l'assalto del nemico. I repubblichini tentano di sfondare la porta, ma una raffica di mitraglia li atterra. Segue, da parte dei repubblichini, un fuoco d'inferno contro la villa, al quale i Partigiani rispondono con rara precisione. Per l'intera notte i nove partigiani sostengono, indomiti, il duro combattimento e nemmeno il fuoco di alcuni mortai, pervenuti a rinforzo dell'orda fascista, riesce ad aver ragione di quel pugno di Eroi. Poco dopo delle ore 10.00 del 27 marzo, giunge sul luogo il Prefetto di Perugia e chiede aiuto al comando nazista della zona, che - immediatamente - manda sette autoblinde ed un considerevole numero di armati. I nove Partigiani continuano a sostenere i continui rabbiosi assalti dei nemico, fino al completo esaurimento delle munizioni e sono costretti ad arrendersi. I nove giovani, quasi tutti feriti nell'impari combattimento, che è durato 18 ore e 20 minuti, catturati dai repubblichini, vengono interrogati a lungo e vilmente malmenati, ma non parlano! La canaglia repubblichina, fattili allineare contro un muro della Villa, li uccide a raffiche di mitraglia, adottando ogni astuzia per prolungare le sofferenze di quei Martiri. Poi quei poveri resti vengono oltraggiati: le scarpe dei Caduti e quei valori che sono reperiti negli abiti impregnati di sangue, sono rubati dalle iene della repubblica sociale di Mussoliní. Infine i corpi dei Caduti vengono gettati in una fossa comune, frettolosamente scavata nel piccolo Cimitero vicino.

I nomi: FRANCINI EDUINO - Comandante del Gruppo, BIANCHINI GIUSTINO, CHELI ALVARO, FORCONI SPARTACO, GOBBI GIUSEPPE, LUTTINI CORRADO, MAGNANI GIUSEPPE, MORDACI MARIO, SBRAGI DONATO.


SCHEGGIA,27 MARZO 1944: Dalle cronache dell’epoca: Tre giovani fiorentini, di religione ebraica, dopo l'8 settembre 1943 per evitare la cattura e la deportazione, lasciano Firenze e si rifugiano a Ràncana, Frazione del Comune di Scheggia.
Un malvagio repubblichino, negli ultimi giorni del marzo 1944 li denuncia al comando delle ss naziste che provvede al loro rastrellamento. I tre sfortunati giovani, tradotti dai nazisti in località "VILLAMAGNA DI GUBBIO", in data 27 marzo 1944, vengono fucilati ed abbandonati sul posto. Seppelliti da mani pietose nel Cimitero della "Madonna della Cima", dopo la liberazione, sono stati translati nel Cimitero Ebraico di Firenze e seppelliti definitivamente in unico recinto, per fraterno accordo tra le due Famiglie: GUETTA e VITERBO.

I nomi: GUETTA ALBERTO 22 anni, GUETTA PIER LUIGI 19 anni, VITERBO PIERO 22 anni.


MARSCIANO, 28 MARZO 1944: presso il Cimitero, dopo un processo farsa durato lo spazio di una mattina, vengono fucilati barbaramente da un reparto della GNR tre giovani contadini appena ventenni, accusati di renitenza alla leva.

 
PERUGIA, 28 MARZO 1944: nel bosco della ex Villa Checcarelli a Ponte della Pietra, vengono fucilati dai tedeschi otto giovani, renitenti alla leva, catturati per la maggior parte nei pressi di Costacciaro.

 

VALNERINA, 29 MARZO 1944: Nella notte reparti tedeschi iniziano un grande rastrellamento che investe tutta l'area occupata dalla brigata garibaldina ternana "Antonio Gramsci" (nelle quattro province di Perugia, Terni, Rieti ed Ascoli Piceno) e si protrae per una decina di giorni. La formazione garibaldina perse più di 50 partigiani. La furia omicida di tedeschi e fascisti si abbatté anche sulla popolazione civile. Tre civili nel comune di Norcia, undici in quello di Cascia, quattro a Borgo Cerreto, cinque civili vengono fucilati a Monteleone di Spoleto, otto in località Piermasotte nel comune di Vallo di Nera per un totale di trentatré morti, (secondo alcune testimonia il bilancio deve salire a trentasette) tutti agricoltori, più di cento i deportati.

 

TERNI, tra il 1 e il 10 APRILE 1944: a Poggio Bustone, località in provincia di Rieti, un comando tedesco opera un rastrellamento alla ricerca di renitenti alla leva, tre giovani vengono uccisi, mentre molti partigiani tra cui numerosi umbri, muoiono e molti altri vengono deportati.

 
CASCIA, APRILE 1944: viene ucciso un giovane, fratello di un partigiano locale, dai militi della GNR della compagnia contro-guerriglia.

 
TERNI, APRILE 1944: a Leonessa, in provincia di Rieti e nelle frazioni circostanti al confine con Terni, a seguito di un rastrellamento cinquantuno cittadini inermi, anche ternani, tra cui il parroco del paese, vengono massacrati.


TERNI, APRILE 1944: presso Marmore un uomo ultrasettantenne viene ucciso da un plotone di fascisti repubblichini.

 
NOCERA UMBRA, 2 APRILE 1944: durante un attacco fascista Giovanni Tiburi esce dal bosco a mani alzate. Viene trucidato ed infieriscono sul suo cadavere


LEONESSA, 7 APRILE 1944: Comune di quattromilacinquecento abitanti (millecinquecento nel capoluogo) in provincia di Rieti, durante la Guerra di liberazione Leonessa fu funestata da una efferata strage compiuta dai nazifascisti (7/7/1944). Nella località operavano alcuni distaccamenti della Brigata "Gramsci", al comando di Guglielmo Vannozzi e particolarmente attivi nell'attaccare presidi fascisti e compiere azioni di sabotaggio contro vie di comunicazione. Il 26/2/1944 il commissario prefettizio di Leonessa Francesco Pietramico, dopo aver chiesto telefonicamente al prefetto di Rieti di inviare rinforzi per compiere una "buona rappresaglia", partì con l'autocorriera, scortato da due militi e diretto al capoluogo provinciale. Il mezzo venne fermato da un distaccamento partigiano al comando del capitano Costa: il Pietramico fu fatto scendere, interrogato e fucilato sul posto. Dopo quella esecuzione piombarono a Leonessa, preceduti da due autoblindo tedesche, alcuni autocarri con circa duecento tra nazisti e repubblichini: i militari si trattennero nel centro abitato per cinque giorni, ma non compirono alcuna rappresaglia. Quando se ne andarono, lasciarono sul posto un presidio di ventitre uomini al comando di tale Giovanni Battistini. Costui fece bandire l'ordine che tutti i giovani di Leonessa delle classi dal 1922 al 1925 si trovassero pronti e a sua disposizione l'8 marzo per essere arruolati nell'esercito repubblichino. Nella notte tra il 6 e il 7 marzo i giovani più animosi formarono invece due gruppi (l'uno comandato da Vailante Pitti e l'altro da Concetto Antonelli) che raggiunsero i monti circostanti per aggregarsi alla Brigata "Gramsci". Il presidio fascista di Leonessa non sentendosi più sicuro il 15 marzo decise di abbandonare il paese e di tornare a Rieti. All'indomani, due distaccamenti della "Gramsci" disarmarono i presidi di Posta, Borbona, Antrodoco, Vallemare e Sigillo: quindi, al mattino del 16 l'intero Comando di brigata, seguito dai distaccamenti, entrò a Leonessa accolto dall'entusiasmo della popolazione. Un esponente del Comando parlò alla folla e infine partigiani e civili si portarono negli uffici del Comune per distruggere le liste di leva. Avendo deciso di non compiere nessuna rappresaglia, il Comando partigiano si limitò ad ammonire alcuni dei più noti fascisti collaborazionisti. Senonché una squadra del Battaglione "Tito", individuata tale Assunta Vannozzi, una prostituta che era stata vista più volte far da guida ai tedeschi nelle loro imprese a Leonessa e nella zona, la fucilarono. Costei era in stretti rapporti con la ventiquattrenne Rosina Cesaretti, a sua volta spia del tedeschi e confidente del capo della provincia. Due giorni dopo, il 18 marzo, venne costituito a Leonessa un C.L.N. locale, nel quale entrarono a far parte l'avvocato Giuseppe Chimenti (come presidente), il sacerdote don Concezio Chiaretti, Angelo Pitti, Michele Pulcini e Giuseppe Zelli. Il 26 marzo, muovendo da Leonessa, una squadra partigiana in collaborazione con altri volontari della vicina Terni, investì il presidio tedesco di Collatea, a quattordici chilometri da Rieti, ne catturò i militari e si impadronì delle armi ivi trovate. La reazione nemica non si fece attendere a lungo. Il 30 marzo il C.L.N. di Leonessa venne informato che ingenti forze nazifasciste (a quanto si disse, più di diecimila uomini) si erano messe in movimento per rastrellare l'intera zona. I rastrellatori tedeschi appartenevano alle Divisioni "Sardinia" e "Goering" e a reparti di S.S.: erano dotati di cannoni, mortai, mitragliatrici pesanti e puntarono a raggiera su Leonessa, investendo tutto l'altipiano circostante. Nella zona interessata dal rastrellamento si trovavano distaccamenti della Brigata "Gramsci", della Banda "Melis" e della V° Divisione "Garibaldi", gruppi numerosi ma male armati e impossibilitati a far fronte alle soverchianti forze nazifaste. Nel giro di pochi giorni, centinaia di persone furono fermate e arrestate; numerosi furono i fucilati sul posto, ma la maggior parte dei prigionieri venne deportata nei campi di concentramento. L'intera zona fu messa a ferro e a fuoco e setacciata, Innumerevoli, gli episodi di barbarie cui si abbandonò la soldataglia nazista. Il 1° aprile al muro del cimitero di Moro Reatino, venne fucilato il partigiano Francesco Pedrera, mentre il suo giovane compagno Enzo Cicioni riuscì fortunosamente a fuggire. Roberto Antonucci, un partigiano romano, venne trucidato mentre tentava di fuggire da una casa di Villa Pulcini. lI 2 aprile, a Villa Carmine, i sei partigiani Giuseppe Aquilini, Orietto Ronanni, Marcello Favola, Settimio Giambotti, Domenico Micozzi e Vailante Pitti vennero ferocemente torturati (furono loro estirpati gli occhi), quindi fucilati e sepolti in una fossa comune. Nella notte del 5 aprile una trentina di tedeschi, guidati dalla Rosina Cesaretti, giunsero a Cumulata, presso Leonessa. La donna, dando ordini come fosse un ufficiale, fece invadere le case e fece arrestare tutti gli uomini del luogo, salvo qualcuno che riuscì a fuggire (tra questi ultimi Marco Renzi). La Cesaretti fece arrestare e uccidere perfino suo fratello, mutilato a una gamba, e avrebbe voluto far uccidere anche la cognata incinta se un ufficiale tedesco non fosse intervenuto, disgustato da tanta ferocia. Caddero in quella strage Angelo Angelucci, Lucantonio Angelucci, Giovanbattista Angelucci, Carlo Calandrino insieme ai suoi figli Sandro e Remo, Attilio Cesarotti, Luigi Ferretti, Giuseppe Ferretti, Vincenzo Ferretti, Cecilia Pasquali, Gregorio Serafini. Il 7 aprile gli ultimi reparti tedeschi stavano per abbandonare Leonessa, tra il comprensibile sollievo della popolazione terrorizzata, allorché alle ore 10,30 arrivò sulla piazza un autocarro tedesco con a bordo una quindicina di S.S. capeggiate dalla Cesaretti, anch'essa in divisa. Dopo aver issato sul Palazzo comunale il gagliardetto nero col teschio, guidati dalla donna i nazisti iniziarono un rastrellamento casa per casa: tra i primi catturati vi furono don Concezio Chiaretti e il dottor Ugo Tavani. Riuniti dapprima nel Palazzo comunale, verso le 13 gli arrestati, a gruppi di cinque, furono condotti su un terrapieno a circa cinquecento metri fuori dal paese, accanto a una cabina elettrica della Società Terni, e ivi furono uccisi con raffiche di mitraglia. Le vittime di questa strage furono ventitre. Oltre al sacerdote e a Ugo Tavani, animatore della Resistenza del Leonessano, caddero: Luigi Boccanera, staffetta delle formazioni partigiane; Dante Coderoni, ventenne, del servizio informazioni partigiano; Pietro Favola, ventenne, attivo membro della Resistenza; Duilio Favola, partigiano; Domenico Pennacci, partigiano; Ernesto Antonelli, comunista; Augusto Laureti, del servizio informazioni partigiano; Italo Rauco, comunista. Gli altri caduti erano per lo più familiari di partigiani, catturati su delazione della Cesaretti mentre stavano per strada o alla finestra: Angelo Antonelli, Luigi Carocci, Silvestro De Crescenzi, Anselmo De Santis, Gustavo Di Paoli, Mario Nicoli, Felice Rauco con i figli Alfonso e Antonio, i fratelli Giovanni e Renato Rauco, Ivano Palla, Silvio Pascolini. Nello stesso giorno vennero fucilati a Vallelunga Domenico Carretta, Antonio Vannozzi e suo fratello Egidio. Il 10 aprile, nei pressi dell'aeroporto di Rieti, furono infine fucilati altri quindici partigiani, tra cui tre di Leonessa (l'avvocato Roberto Pietrostefani, Giansante Felici e Giuseppe Senzameno). Dopo la Liberazione è stato eretto a Leonessa un cippo in memoria dei martiri. Lo sovrasta, scolpito sul marmo, un agnello con il motto evangelico Ecce Agnus Dei. Seguono i cinquantauno nomi di caduti. Oltre a quelli sopraccitati, vi sono i nomi di Domenico Faccetti, Francesco Gizzi e Benito Tatarella.

 
MONTEFALCO,13 APRILE 1944: dopo essere stati condannati da un Tribunale Militare di guerra, vengono fucilati da un battaglione della RSI due giovani di soli 19 anni in quanto accusati di renitenza alla leva.

 
CALVI, 13 APRILE 1944: sedici persone vengono prima seviziate e poi fucilate perché accusate di essere antitedesche, dalle S.S. con la collaborazione di fascisti locali.

FOLIGNO, NOCERA, GUALDO TADINO, dal 17 APRILE 1944 e per tre settimane: forze tedesche - reparti di Alpenjäer- e fasciste investono una vasta area compresa tra Colfiorito, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, sbandando completamente la IV Brigata Garibaldi di Foligno. Tra il 17 e il 23 aprile nelle frazioni di Colle Croce, Mosciano, Serre e Sorifa unità SS tedesche massacrano circa ventiquattro civili. 120 persone, rastrellate nel territorio comunale di Nocera Umbra, vengono deportate nel campo di concentramento di Cinecittà a Roma.


PIETRALUNGA, 7 MAGGIO 1944: nelle campagne di Burano nell'ambito di un rastrellamento condotto da forze nazifasciste, elementi appartenenti ad una divisione di polizia tedesca saccheggiano diversi piccoli centri e case isolate assassinando sei civili, tra cui una anziana donna cieca.

 
SCALOCCHIO, 19 MAGGIO 1944: la brigata San Faustino ed il battaglione Stalingrado uccidono venti tedeschi durante gli scontri. Un partigiano è fucilato sul posto.

PERUGIA, MAGGIO 1944: elementi di un reparto della Polizia Ausiliaria della Questura di Perugia tendono un imboscata e uccidono sulla via Flaminia, tra Gualdo Tadino e Nocera Umbra, due presunti partigiani. 27 maggio 1943 vengono arrestati Capitini, Tenerini, Ciabatti, Granata, Enea Tondini, Roberto e Paolo Canestrelli (padre comunista e figlio 'capitiniano'), Mercurelli, Rasimelli, Ottavio Prosciutti, Gino Bracco. Gli arrestati vengono trattenuti nel carcere di Perugia fino al 25 luglio.


SPOLETO, GIUGNO 1944: nei pressi di San Giacomo di Spoleto, vengono uccisi sei civili da soldati tedeschi.

 
TRESTINA, GIUGNO 1944: i militari, durante la ritirata, effettuano saccheggi, perquisizioni nei casolari dei contadini e senza alcun motivo radunano tutti gli uomini validi e li fucilano. Un solo scampato di nome Attilio che testimonierà l'accaduto a guerra finita.

PIETRALUNGA, GIUGNO 1944: nei centri di Castel Guelfo, Montemaggiore, Colle di Vialba, Pietralunga, vengono uccisi da reparti tedeschi in ritirata sei contadini.


MAGIONE,7 GIUGNO 1944: in prossimità di Villa Cesaroni si scontrano alcuni elementi della Brigata Primo Ciabatti con militari tedeschi che stanno razziando bestiame. Undici partigiani lasciano la vita nella battaglia:sono tutti contadini.

 
TERNI, 13 GIUGNO 1944: Terni è liberata dai garibaldini che entrano in città poche ore prima degli alleati, dopo aspri scontri con i tedeschi a Salto del Cieco e a Valle Piana di Arrone.

 
TODI: 13 GIUGNO 1944 in località Pian di San Martino cinque persone, due donne e tre uomini vengono fucilate dalle truppe tedesche in fuga.

 
FOLIGNO, 14 GIUGNO 1944: le truppe alleate entrano a Foligno e trovano gli edifici pubblici già occupati dai partigiani di O. Marinelli


ORVIETO, 11 e 14 GIUGNO 1944: vengono trucidati cinque civili dalle ultime retroguardie tedesche in ritirata.


PANICALE - CITTA’ DELLA PIEVE, 14 GIUGNO 1944: in un casolare in località La Muffa, nei pressi di Panicale, soldati tedeschi intenti a saccheggiare uccidono sei contadini (due donne e quattro uomini) mentre una donna rimane ferita. Il 15 giugno 1944 a San Litardo, presso Città della Pieve vengono uccisi due uomini e una donna da soldati tedeschi in ritirata.

 
SPOLETO, 15 GIUGNO 1944: elementi operai delle miniere di Morgnano di Spoleto e partigiani del Gruppo Patrioti Spoletini si scontrano con un battaglione tedesco incaricato di distruggere le attrezzature di estrazione della miniera stessa. Contadini armati del posto si associano allo scontro, mentre i militari tedeschi vengono appoggiati da altri nazi-fascisti alloggiati nella vicina Casa del Fascio. Pattuglie tedesche rastrellano le famiglie dei contadini per utilizzarle come ostaggi e tra queste anche il parroco e le suore di un asilo. Cadono in un primo scontro a fuoco Franco Macri e Alfredo Beddoni. Successivamente muore un altro partigiano preso in ostaggio, Marco Alcini. Dopo alcune ore i tedeschi lasciano gli ostaggi e fuggono. Quattro tedeschi sono catturati ed uno ucciso sul posto, altri vengono catturati o uccisi durante la fuga.


ISOLA MAGGIORE, 15 GIUGNO 1944: Costante Morini (già sindaco di Tuoro) racconta: Una pattuglia tedesca sbarcò ad Isola Maggiore alla ricerca di una postazione radiofonica che, si diceva, lì installata. L'ispezione, casa per casa, si protrasse fino all'ultima abitazione; erano stati trovati solo due apparecchi radio. A quel punto avvenne un grave fatto di sangue, non mai chiarito, ma certamente non imputabile a nessuna presunta azione partigiana, come erroneamente scritto, ma dovuto unicamente al fato. I tedeschi, dopo una violenta colluttazione con due dei proprietari di quella casa, spararono uccidendoli; a loro volta alcuni isolani, richiamati dagli spari, armatisi di moschetti mod. 91, tratti dalla garitta esistente presso il palazzo delle OO.PP., ov'erano le guardie repubblichine a guardia degli ebrei internati, e di cui si dirà, a loro volta spararono uccidendo un soldato e ferendone un altro; un terzo era stato lievemente ferito da una fucilata sparata dal figlio di uno degli uccisi.

I soldati incolumi, con due ostaggi, che poi furono uccisi in terra ferma, scapparono col gommone dando l'allarme. In questo frangente, gli isolani si preoccuparono subito di far scomparire il militare ucciso: appesantitolo con sassi legati ai piedi, fu inabissato nelle acque del lago. Sul far della sera, iniziò la rappresaglia tedesca. Dopo averla cannoneggiata con pezzi di artiglieria posti alla foce del Rio, un plotone, di una ventina di uomini sbarcò nuovamente ad Isola, iniziando un rastrellamento.
Gli isolani presi, allineati lungo via Guglielmi, stavano per essere fucilati, quando l'ordine venne revocato. Il soldato rimasto lievemente ferito aveva spontaneamente testimoniato che gli autori civili della sparatoria erano fuggiti con una barca. La notte, ormai calata, evitò il loro inseguimento. Isola peraltro, come si è accennato, era già entrata nei risvolti di quella guerra; era accaduto che al castello Guglielmi, in attuazione alle leggi razziali volute dal fascismo, erano stati rinchiusi 40 ebrei, a cui furono confiscati i beni. Tra questi, giova ricordare la presenza di Arrigo e Carlo Levi, con la madre.

 
MONTECASTELLO DI VIBIO, 16 GIUGNO 1944: in località I Poggi i soldati tedeschi uccidono dieci persone componenti di due famiglie di contadini, per rappresaglia all'uccisione di un tedesco da parte di due giovani che cercavano di riprendersi dei cavalli rubati.

 
PIEGARO, 16 GIUGNO 1944: la Brigata Risorgimento elimina una batteria da 16 pezzi da 88 mm tedesca sulla strada Moiano-Piegaro.


BETTONA, 17 GIUGNO 1944: un giovane di Passaggio di Bettona, indicato dai fascisti locali, viene trucidato da un plotone della Wehrmacht.

 
GUALDO TADINO, 17 GIUGNO 1944: Gualdo è liberata aiutata dalla banda autonoma di Domenico Tittarelli.

 
PERUGIA, 20 GIUGNO 1944: liberazione di Perugia da parte delle forze alleate.


GUBBIO, 22 GIUGNO 1944: Quella di Gubbio fu una strage compiuta all'alba del 22 giugno, da un plotone della Wehrmacht, che fucilò quaranta cittadini, tra cui due donne, madre e figlia, per "rappresaglia" all'azione partigiana subita due giorni prima. Il 20 giugno infatti, nel pieno passaggio del fronte lungo la via Flaminia, che costituiva una delle strade su cui transitava l'esercito tedesco in ritirata, una pattuglia di uomini armati della Gap (gruppi di azione patriottica) nel primo pomeriggio, sparò a due ufficiali germanici della sanità che erano entrati in un bar del centro storico eugubino. Uno dei due graduati morì all'istante, mentre l'altro gravemente ferito, riuscì a salvarsi. Dopo quest'azione il comando tedesco iniziò un'opera di rastrellamento, e aiutato dai fascisti locali arrestò circa centosessanta ostaggi. Con quest'atto i militari della Wehrmacht eseguivano l'ordine emanato dal maresciallo Kesserling che intendeva colpire i cosiddetti "fiancheggiatori" delle azioni partigiane, non lasciando più spazio alla distinzione tra la figura del combattente e quella del civile. Si dichiarava così una specie di "guerra ai civili" condotta da nazisti e fascisti tra l'aprile e il giugno del '44, quando cioè i comandi tedeschi, pur di disporre di retrovie libere al fine di fronteggiare la crescente offensiva delle truppe alleate, decisero di adottare una strategia di tipo terroristico, per stroncare qualsiasi forma di collaborazione tra la popolazione civile e i partigiani. A Gubbio scelsero così quaranta cittadini, tra i centosessanta rastrellati, e nonostante l'intervento del Vescovo, vennero fucilati dopo essere stati costretti a scavarsi una fossa per seppellire i loro cadaveri.

Purtroppo per questo eccidio, come per molti altri, non è stato celebrato nessun processo penale che rendesse in qualche modo giustizia.


UMBERTIDE, 24 GIUGNO 1944: durante una funzione religiosa nella chiesa di Serra Partucci, una squadra di nazisti in ritirata uccide cinque persone. Circonda la chiesa e preleva un giovane di 26 anni, che insieme ad altri quattro precedentemente presi, viene giustiziato poco lontano.

 
CITTA’ DI CASTELLO, 27 GIUGNO 1944: all'Aiola presso Petrelle, per rappresaglia contro un comando di partigiani che ha attaccato tre tedeschi ammazzandone due, vengono uccise quattordici persone. Dopo aver costretto alcuni contadini a minare la fattoria e le case coloniche intorno, dodici di loro vengono fatti saltare in aria, gli altri vengono raggiunti dai proiettili mentre correvano per avvisare i vicini della rappresaglia in corso.


UMBERTIDE, 28 GIUGNO 1944 : Nella notte, presso Penetola, un plotone tedesco in fuga cattura ventiquattro contadini, dodici dei quali vengono barbaramente uccisi dando fuoco alla stalla nella quale erano stati rinchiusi tutti. Fucilati sul posto coloro che tentano di fuggire. Tra le vittime tre donne e cinque ragazzi di 8, 11, 14, 16 e 18 anni.

TUORO, 1 LUGLIO 1944: durante una discussione tra gli abitanti di Tuoro e alcuni tedeschi, a seguito del furto di una bicicletta, due partigiani si intromettono uccidendo un soldato tedesco. Nelle ore successive con una veloce rappresaglia sette persone, estranee all'accaduto, vengono prelevate dalle proprie case e fucilate.


CITTA’ DI CASTELLO, 8 LUGLIO 1944: nove persone, appartenenti a due famiglie, furono trucidate a Pian dei Brusci nei pressi di Trestina da un plotone tedesco su indicazione dei fascisti locali. Erano accusati di non saper indicare dove fossero nascosti gli inglesi. Il 12 luglio in località Meltini presso San Paterniano in circostanze misteriose furono trovati i corpi di cinque contadini.

 
FOLIGNO,12 AGOSTO 1944: La famiglia di un capitano di marina folignate fu trucidata a Sant'Anna di Stazzema (Lu). Il capitano si era trasferito insieme alla moglie e agli otto figli (di 16, 15 13, 10, 8, 5, 3 anni e 3 mesi), per stare più lontano dagli eventi bellici. Quel tragico giorno furono assassinate sulla piazza lucchese da un plotone nazista, comandato dal maggiore Reder, 560 persone. 

FRAMMENTI DI STORIA

PRENOTA QUI

CERRETO PIANO

CASTELBUONO

BEVAGNA '43 - '44

MUSEO RESISTENZA

Realizzato con SitoInternetGratis :: Fai una donazione :: Amministrazione :: Responsabilità e segnalazione violazioni :: Pubblicità :: Privacy